Une girafe sous la pluie (Una giraffa sotto la pioggia)




Durata: 12.10 min
Regia: Pascale Hecquet
Paese d’origine: Belgio
Anno: 2007
Lingua: film muto
Genere: animazione
Età consigliata: 6 – 13 anni

 

Parole chiave

Sinossi

A Djambali tutta l’acqua è monopolizzata per alimentare la lussuosa piscina del Signor Leone. Una giraffa temeraria decide che questa situazione è durata abbastanza e si ribella. Il suo gesto ha serie conseguenze: la giraffa viene espulsa dal suo paese. Ma non è facile per una giraffa sbarcare a Mirzapolis, una città del nord esclusivamente abitata da cani.

 

Premessa

Il corto aiuta a riflettere sulle disuguaglianze economiche e sociali, su alcune condizioni politiche all’origine delle migrazioni (monopolio delle risorse nei paesi africani, disparità fra regioni del mondo, limitazione delle libertà personali), sulle discriminazioni nelle società riceventi (razzismo da parte di chi offre lavoro, clima di sospetto verso i nuovi arrivati, isolamento di chi è percepito diverso) e sull’impatto delle leggi sulla vita di chi migra (gli obblighi per chi decide di vivere in un nuovo paese, i criteri che regolano l’accesso ai diritti dei migranti, le norme sull’espulsione).

Tracce di discussione

La discussione sul film può aiutare gli studenti ad approfondire il tema della migrazione e della domanda d’asilo:

– Perché la giraffa è partita? Dittatura, povertà, oppressione, guerra.
Presentare alla classe alcuni dati sulle migrazioni in Europa e in Italia e sulle loro cause. Riflettere, con il supporto delle cartine, sulle principali rotte migratorie che toccano i diversi continenti con l’obiettivo di mostrare quanti territori siano interessati da processi migratori e come la mobilità umana sia un fattore strutturale della storia mondiale. A questo link una vasta cartografia da utilizzare

– Dove andare? La giraffa è stata espulsa. Nel mondo molte persone sono costrette a fuggire dal proprio paese, perché perseguitate per ragioni diverse (politiche, religiose, etniche), oppure decidono di partire perché le loro condizioni di vita, a causa della povertà e della mancanza di opportunità, non sono più sostenibili. Si mettono quindi in viaggio verso altri paesi.
– Come è partita la giraffa? Lei ha preso un aereo ma ci sono altri mezzi utilizzati dalle persone per lasciare il proprio paese: qualcuno affronta il mare su imbarcazioni insicure, qualcuno viaggia nascosto nei rimorchi dei camion, qualcuno attraversa a piedi montagne e aree desertiche in condizioni pericolose, ecc.
Riflettete sui rischi che corre chi decide di migrare, sulla forza e l’intelligenza necessarie per affrontare i rischi del viaggio, sul coraggio e la determinazione che servono per realizzare i propri progetti.
– Cosa deve fare la giraffa quando arriva nel nuovo paese? Non è subito facile vivere in un paese diverso: spesso non si conosce la lingua, si è abituati a mangiare e vestire in modo diverso. Ci si deve procurare i documenti necessari per restare e si attende spesso a lungo prima di avere una risposta dalle istituzioni preposte. Nel frattempo si deve trovare un lavoro, cercare una casa, imparare una nuova lingua.

Per approfondire

GIOCO DELLA GUIDA

7. Entrare nel cerchio
9. Giocare con gli adesivi

CONSIGLIO DI LETTURA

Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari, Fabio Geda, Baldini Dalai Editore, 2008

CONSIGLIO DI VISIONE

Vita di Pi, Ang Lee, 2012
Enaiatollah Akbari a Che tempo che fa – parte 1
Enaiatollah Akbari a Che tempo che fa – parte 2

GLOSSARIO[1]CLANDESTINO

Questa parola si è diffusa nell’uso comune dopo essere apparsa sui giornali o nelle dichiarazioni dei politici per indicare lo straniero che entra o soggiorna in un paese in violazione delle leggi di immigrazione. La parola non corrisponde ad alcuna condizione giuridica. In Italia il termine clandestino fa riferimento soprattutto a tutti quegli stranieri che, entrati nel paese regolarmente, restano dopo la scadenza del visto o dell’autorizzazione al soggiorno. Ma in questo caso il termine esatto è migrante irregolare. Negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone si parla più correttamente di undocumented persone (persona senza documenti).

In origine, clandestino era un aggettivo, poi si è diffuso anche come sostantivo. Deriva dal latino clam (di nascosto), cui si aggiunge dies (giorno). Letteralmente: “che sta nascosto al giorno, che odia la luce del sole, occulto”. L’aggettivo si riferisce a qualcosa che avviene di nascosto dall’autorità, in segreto, di soppiatto: matrimonio clandestino o relazione clandestina, giornale clandestino, bisca clandestina.

È un’espressione molto usata dalla politica e dai media pur senza un riferimento giuridico.

Si consiglia di usare parole come persone senza documenti o migrante irregolare.

 


[1] Parlare Civile, A cura di Redattore Sociale, Bruno Mondadori, 2013

 

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