Bibliografia

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Queste parole di Fabio Geda spiegano perché per noi è importante affiancare i libri ai film per parlare di discriminazioni in classe.

USARE I ROMANZI IN CLASSE

Ci sono diversi tipi di romanzi, così come ci sono diversi motivi che spingono le persone in ogni angolo della Terra a tirare le tende per far permeare nella stanza la giusta quantità di luce, a prendere da bere per non doversi più alzare e, quindi, a sedersi in poltrona con un libro tra le mani. Ciascuna di queste molte e differenti ragioni varrebbe da sola lo sforzo di educare i ragazzi a godere di quel momento intimo, privilegiato, che è il “farsi raccontare una storia”. Tra tutte, ne ho a cuore due in modo particolare.

La prima è che leggere è un’esperienza estetica. C’è il suono di una frase complessa dalle subordinate vorticose, l’imprevisto sgambetto di un punto che ti obbliga a trattenere il respiro, la parola insolita che ti si rigira sulla lingua e quella nota che in contesti inusuali si carica di nuovo senso. Leggendo buona letteratura ci si accorge di quanto la lingua sia in grado di produrre bellezza; che, semplicemente parlando, scrivendo, possiamo illuminare il mondo.

La seconda è che leggere è un’esperienza etica. I romanzi sono finestre aperte su universi cui altrimenti avremmo difficilmente accesso. Permettono a chi li legge di fare conoscenza dell’altro da sé, di abitare vite che non sono state e che mai saranno la sua; e allo stesso tempo di farsi abitare per scoprire lungo quali traiettorie esse si intreccino con la sua storia personale, le sue scelte, i suoi valori.

Ma non è solo questo. Poi c’è il fatto che leggere è un’esperienza che cresce con il lettore: leggere a sei anni non è come leggere a venti che a sua volta non è come leggere a ottanta (la rilettura di un libro ad anni di distanza è la prova di come il lettore che è in noi si modifichi, modificando a sua volta la lettura di un testo e di conseguenza il testo stesso). Introdurre un bambino all’amore per la lettura significa fargli un regalo che potrà, nel corso della vita, spacchettare migliaia di volte trovandoci dentro ogni volta qualcosa di diverso. È come mettergli in tasca un videogioco dalle batterie infinite, e che oltretutto muta con il tempo.

Leggere è un’esperienza di fruizione delle storie e del pensiero differente da quella offerta dal cinema, dal teatro, dal fumetto, dalla fotografia; non migliore, ma indispensabile nella sua unicità così come le altre. Bisognerebbe educare i ragazzi ad avere con le storie un rapporto nutrizionale. Per una dieta equilibrata è necessario assumere una certa quantità di proteine, una certa quantità di carboidrati, una certa quantità di fibre, giusto? Si dice che siamo quello che mangiamo; ecco, io direi che siamo anche quello che leggiamo, vediamo e ascoltiamo. Bisogna nutrirsi di storie in tanti modi diversi perché il nostro corpo assimila le storie così come assimila la pasta, e così come non esiste il piatto di pasta definitivo, quello che una volta finito non avrai mai più bisogno di mangiare un altro piatto di pasta, ecco, allo stesso modo non esiste il racconto definitivo.

Leggere, lo sappiamo, è fra i tanti modi attraverso cui è possibile ricevere una storia il più faticoso. Quello che richiede lo sforzo di concentrazione maggiore. Per questo motivo è importante scegliere accuratamente i libri da proporre: non devono scoraggiare il giovane lettore; devono sfidarlo, sì, ma a un duello che sia in grado di vincere. Per questo motivo è anche necessario saperli presentare con entusiasmo e passione; proporli non come “un compito”, ma come una prodigiosa occasione per arricchire la propria vita, per renderla più vasta.

A ogni insegnante il compito di conoscere i propri studenti, e di trovare le parole giuste, i tempi giusti e i libri giusti per ciascuno di loro.

 

Fabio Geda

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